
Fast Fashion – Il progresso del Gambero
24 Aprile 2021Come il consumismo promette di andare avanti e invece si torna indietro.
“Non c’รจ bisogno di sperare per intraprendere,
nรฉ di riuscire per perseverare”
– Guglielmo il Taciturno –
Eco&Gea Store si impegna da diversi anni per la difesa dei diritti dei lavoratori, soprattutto nella filiera della produzione degli accessori e dell’abbigliamento, in onore della Fashion Revolution Week 2021 vogliamo condividere con tutti una serie di riflessioni. sulla
Che cosa intendiamo per FAST FASHION
Iper-produzione di capi d’abbigliamento di bassissima qualitร , in paesi del terzo mondo, dove purtroppo รจ possibile ancora speculare sulla povertร diffusa.
Negli ultimi decenni, la grossa spinta dei grandi marchi, sostenuta da proprietari e investitori, รจ stata quella di riportare a qualsiasi costo il tasso di profitto ai maggiori livelli degli anni precedenti.
Si รจ quindi reso necessario, abbattere drasticamente i costi del lavoro produttivo, dislocando la produzione in paesi dove i diritti dei lavoratori, erano giร stati abbattuti in anni precedenti, dal colonialismo e dallo sfruttamento coatto delle materie prime.
โImportante รจ realizzare profitti, non necessariamente attraverso nuovi investimenti o innovazione tecnologica, ma riducendo il peso della manodopera dell’azienda, riorganizzando i settori, trasferendo reparti e interi rami di produzione o di assemblaggio nei paesi poveri: lร dove รจ possibile -come sappiamo- utilizzare situazioni locali di impareggiabile vantaggio.โ – Cit. P. Bevilacqua “Miseria dello sviluppo” 2008
Seguendo questa logica si sono susseguiti anni in cui la quotazione in borsa di imprese diventava crescente, come il guadagno degli investitori, a scapito di ondate di licenziamenti che provocava l’immiserimento di migliaia di famiglie.
Di chi parliamo?
Grandi marchi quali Zara, H&M, Bershka, Oysho, Benetton (etc.) per nominare iย principali, presenti con i loro enormi store in quasi tutte le grandi cittร del mondo occidentale, hanno contribuito a rendere la filiera, della produzione dell’abbigliamento e degli accessori di moda, la seconda industria piรน esposta al rischio di forme di schiavitรน moderna, anche se alle orecchie di un occidentale questo puรฒ sembrare una forzatura, effettivamente uno dei fenomeni sociali del nostro secolo รจ la comparsa di nuove e aggressive forme di schiavitรน, per non parlare dell’enorme quantitร di inquinamento ambientale prodotto a danno di tutti.
Le conseguenze in Oriente della Fast Fashion:
Immaginare i luoghi lontani, dove queste grandi produzioni si inseriscono, รจ difficile per noi, vista l’enorme distanza sia spaziale che culturale. E cosรฌ in parte si perde il contatto con la realtร , ma secondo una stima di un importante studioso del fenomeno, Kevin Bales, in questo momento nel mondo ci sono piรน schiavi di quanti non ne furono portati via dall’Africa durante l’intero periodo della tratta transcontinentale.
Nei luoghi dove vengono dislocate le fabbriche si consentono ancora pratiche come la schiavitรน da debito, contrattoย dallo schiavo o dai suoi familiari, che deve essere onorato per un tempo deciso dall’impresa. Il debito viene detratto dall’esiguo stipendio, con cui deve anche mantenersi, gli orari di lavoro sono da minimo 12 ore, se si ammala rimane senza niente. Questo avviene anche sui bambini, una stima attendibile parla di oltre 20 mila che muoiono ogni anno di stenti e di superlavoro.
Questi paesi, posti di fronte all’urto dell’ondata occidentale, svendono quello che possiedono in abbondanza: lavoro indifeso e risorse naturali sprovviste di protezioni.
Non รจ difficile capire come il 24 aprile 2014, esattamente 1134 lavoratori persero la vita durante il crollo del Rana Plaza a Dacca in Bangladesh, numerosi articoli appartenenti alla campagna Abiti Puliti denunciano che proprio prima del crollo, una delle multinazionali coinvolte, cioรจ Benetton, fece numerosi controlli di qualitร sulla merce e non sul luogo, giร disastrato, di lavoro.
Le conseguenze in Occidente della Fast Fashion:
Ma pensare di non essere coinvolti nelle gravi conseguenze dei meccanismi della fast fashion, รจ pura illusione. Se da una parte iniziamo a percepire il declino dello sviluppo, cioรจ dell’idea che la perenne aspirazione umana a migliorare la propria condizione possa risolversi interamente nella ricchezza materiale, dall’altra parte la produzione di abiti costa un elevatissimo grado d’inquinamento ambientale.
Alcuni economisti iniziano ad accorgersi dell’enorme divario che esiste tra il crescente arricchimento e conseguente aumento dei beni materiali, della nostra societร , e la tendenza a non esaurire mai la voglia di consumare, anzi รจ il consumismo stesso che diventa sempre meno soddisfacente.
La crescita di ricchezza si accompagna a una progressiva perdita di relazioni umane fondamentali: amicizie, legami disinteressati e affetti.
โsi vive sempre peggio, spendendo sempre piรน soldi, e si crede di aver bisogno di guadagnarne sempre di piรนโ – Cit. Andrรจ Gorz
Greenpeace illustra ancora meglio il fenomeno nell’articolo a questo link
Il pianeta intero ne soffre
Secondo il dossier Dirty Laundry ย parte della campagna DETOXย lanciata da Greenpeace, da qualche anno, in Cina il grado d’inquinamento di diverse aree geografiche e fiumi sta raggiungendo livelli decisamente preoccupanti, e questo a causa dei scarichi di sostanze tossiche provocati dai scarti di produzione delle fabbriche dei principali marchi di abbigliamento.
Dall’esame delle acque fluviali sono stati ritrovati, livelli alti di metalli pesanti e alchifenoli, sostanze estremamente tossiche, questo perchรฉ le principali multinazionali, Nike e Adidas, per fare dei nomi, nonostante pratichino continue campagne sull’importanza del rispetto ambientale, nei fatti non si preoccupano delle loro produzioni e delle sostanze altamente tossiche rilasciate nell’ambiente e presenti nei capi d’abbigliamento finiti.
Infatti come afferma Rita dalla Rosa nel suo libro โVestiti che fanno maleโย in diversi capi d’abbigliamento provenienti dal sistema della fast fashion si trovano sostanze quali: candeggianti, coloranti, antimuffa e ammorbidenti colpevoli di irritazioni e allergie cutanee.
Che cosa si puรฒ fare?
Unirci come esseri umani a favore della difesa degli essere umani costretti a subire sopraffazioni, uscire fuori dal continuo indottrinamento mediatico operato dalle multinazionali, che mirano ai loro profitti a scapito del pianeta intero e di chi lo abita. Scegliere sempre la qualitร , abiti prodotti con fibre naturali, accessori provenienti da materiali da riciclo e magari anche prodotti in paesi che regolano attentamente le leggi sul lavoro.
Ogni tempesta inizia con una semplice goccia!
[…] termine della Fashion Revolution Week, e dopo lโarticolo in cui abbiamo parlato dellโimpatto ambientale e sociale devastante della moda (soprattutto di quella a basso costo legata alle grandi catene di fast fashion), volevamo essere […]