
L’inquinamento – conoscerlo per combatterlo
29 Marzo 2021L’inquinamento ambientale è ormai, da diversi anni, un terribile dato di fatto e un problema
Soprattutto grazie a internet e ai social, tutti conoscono; i numeri e i dati sono drammatici e dovrebbero spingerci ad una profonda riflessione e ad un cambiamento di rotta: circa 9 milioni di persone l’anno (fonte Lancet) muoiono infatti a causa di malattie provocate dalla contaminazione di aria, acqua e suolo.
Gli ultimi decenni, in particolare, si sono rivelati nefasti per la salute del nostro pianeta (che poi è la nostra!): le aree desertiche si sono estese, la temperatura media terrestre si è alzata, lo smog provocato dalle industrie inquinanti e dal consumismo, con tutto ciò che comporta, ha reso l’aria sempre più insalubre. L’attuale epidemia, dovuta alla perdita di biodiversità, è solo l’ultimo tassello di tutta una serie di problemi che affliggono la Terra.
L’inquinamento rappresenta proprio la sfida più importante dell’antropocene, l’epoca geologica attuale nella quale l’uomo, con le proprie attività, è riuscito a incidere in maniera drammatica sull’ambiente terrestre nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, una sfida che dobbiamo vincere.
Ma quando parliamo di inquinamento, cosa intendiamo esattamente?
Possiamo distinguerne diversi tipi, anche se questi sono tutti strettamente connessi dal momento che la Terra è un organismo composto di diverse parti (aria, acqua, suolo) che vanno considerate nel loro insieme, proprio come il nostro.
In questo articolo cercheremo di affrontare il tema nel dettaglio:
3. L’inquinamento elettromagnetico
1. L’inquinamento idrico
L’inquinamento idrico si verifica nel momento in cui l’acqua dei mari, dei laghi e dei fiumi non riesce più ad attivare la sua capacità autodepurativa straordinaria (che le permette di rigenerarsi assorbendo ossigeno dall’atmosfera) perché la quantità delle sostanze inquinanti che sono state immesse al suo interno è troppo alta.
Le principali fonti di inquinamento idrico sono rappresentate dagli scarichi industriali e urbani, che spesso contengono sostanze non biodegradabili, metalli pesanti e addirittura sostanze radioattive, provocando gravi danni agli ecosistemi e in alcuni casi attivando processi di eutrofizzazione (aumento spropositato degli organismi vegetali che soffocano letteralmente i pesci). Anche i detergenti chimici in commercio per pulire la casa costituiscono una fonte di inquinamento idrico: alcuni tensioattivi e sostanze di origine petrolifera che troviamo in molte delle loro composizioni sono letali per gli organismi acquatici!
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L’inquinamento idrico da plastica
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La plastica e l’inquinamento derivato dalla sua difficoltà a biodegradarsi e dalla sua dispersione nell’ambiente è uno degli argomenti più critici e dibattuti degli ultimi anni. Qualche dato (fonte National Geographic):
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- la plastica monouso rappresenta il 40% di tutta quella prodotta in un anno;
- metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata negli ultimi 15 anni;
- ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani;
- nel 2015 sono state prodotte 448 milioni di tonnellate di plastica;
- alcune plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti ma anche molto più difficili e lente a biodegradarsi, si stima che alcuni tipi di plastica possano impiegare anche 400 anni per degradarsi.
I rifiuti di plastica che troviamo nei mari e negli oceani arrivano dalla terraferma: qui, dispersi nell’ambiente, raggiungono i fiumi che, a loro volta, li trasportano verso il mare; qui, se catturati dalle correnti oceaniche, possono facilmente finire negli oceani e raggiungere luoghi lontanissimi da quelli “di origine”, secondo un meccanismo definito “plastic vortex”. Sull’isola Henderson, nel Pacifico meridionale, sono stati trovati oggetti provenienti dalla Russia, dal Sud America, dal Giappone e dalla Cina!
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L’isola di plastica
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Proprio nel sud dell’Oceano Pacifico, a causa di queste particolari correnti, si è venuta a formare una enorme isola di plastica, che si stima possa avere un’estensione dai 700.000 km2 ai 10 milioni di km2. Una cifra abnorme, impressionante, pari a circa tre volte il territorio francese. Una gigantesca isola di plastica dovuta semplicemente alla nostra incapacità di prenderci cura del Pianeta e di cambiare i nostri comportamenti e consumi.
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Che cosa comporta, questo, per gli ecosistemi marini?
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La plastica dispersa in mare provoca, ogni anno, la morte di milioni di animali: alcuni muoiono per fame, perché, intrappolati, non riescono a nutrirsi, altri ancora muoiono strangolati da anelli di plastica (delle bottiglie o delle lattine) o attrezzature da pesca (reti in particolare).
Un altro problema è rappresentato dalle microplastiche, minuscole particelle che vengono ingerite dagli animali fino ad accumularsi nel loro corpo causando malattie (o direttamente la morte); sono state rinvenute <strong”>microplastiche in oltre cento specie acquatiche, e persino nella placenta umana! Le microplastiche sono tanto piccole quanto pericolose, e si trovano in moltissimi prodotti di uso comune, a cominciare dai <strong”>detergenti chimici e commerciali per la pelle e dai cosmetici (quelli non naturali e non certificati).
Abbiamo creato un orrido circolo vizioso in cui la plastica che produciamo e abbandoniamo nell’ambiente ritorna proprio a noi, avvelenandoci.
2. L’inquinamento termico
Con inquinamento termico si intende un’anomalia, provocata dall’uomo, nelle temperature registrate in un ecosistema.
L’inquinamento termico diretto si verifica quando la fonte inquinante immette energia termica nell’ecosistema, provocando un’innalzamento immediato della temperatura (è il caso ad esempio in cui un’industria riversa in mare acqua di raffreddamento, con pesanti effetti sugli ecosistemi acquatici).
L’inquinamento termico indiretto si verifica invece quando gli effetti delle fonti inquinanti si ripercuotono su scala globale, arrivando a coinvolgere tutto il pianeta (l’effetto serra fa parte di questa categoria, dal momento che è provocato dall’immissione nell’aria di metano, anidride carbonica e idrocarburi).
3. L’inquinamento elettromagnetico
L’inquinamento elettromagnetico è derivato da radiazioni elettromagnetiche emesse dalle reti per telefonia cellulare, dai cellulari stessi, dai radar, dalle infrastrutture di telecomunicazioni come la radiodiffusione e la telediffusione, dai forni a microonde, e così via. Queste radiazioni comportano riscaldamento cellulare e possibili ripercussioni sulla salute, che gli scienziati stanno ancora studiando. L’inquinamento elettromagnetico ha subito un aumento a partire dagli inizi del ‘900 a cause delle nuove tecnologie di origine antropica, che negli ultimi anni si stanno moltiplicando in maniera esponenziale.
4. L’inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico è una forma di inquinamento dovuta a tutti quegli agenti fisici, chimici e biologici che, immessi nell’atmosfera, ne alterano le caratteristiche naturali. Quali sono le sostante più dannose? Il biossido di zolfo, il monossido di carbonio, l’ozono e il particolato atmosferico, emessi nell’aria dai gas di scarico delle auto, dai grandi nuclei industriali (aziende metalmeccaniche, chimiche, siderurgiche, farmaceutiche), dai riscaldamenti domestici e degli edifici pubblici. Questo tipo di inquinamento nuoce gravemente all’ambiente e alla salute umana, influendo principalmente sul sistema respiratorio del corpo e su quello cardiovascolare.
[…] alla detergenza ecologica, cioè l’uso e il continuo spreco di contenitori di plastica. L’isola di plastica presente nell’oceano Pacifico sta raggiungendo i 10 milioni di km2 e la situazione continua […]